Augurio di Natale 2025
Cari tutti,
facciamo un gioco, chiudiamo gli occhi e proviamo a dire cosa ci viene in mente quando parliamo di scuola.
A me vengono in mente i volti.
Ho cominciato a frequentare la scuola, la prima elementare, nell’ottobre del 1966. Da alunna e studentessa, e poi per tanti anni insegnante di Lettere e infine Dirigente scolastica mi accompagnano i volti dei compagni e delle compagne, delle maestre e dei miei insegnanti, ad alcuni dei quali devo molta parte di quello che sono, delle colleghe e dei colleghi e dei miei alunni di ieri, e soprattutto di quelli di oggi, con i loro docenti e i loro genitori.
Certamente non li ricordo tutti, di molti ho dimenticato il nome, ma sono una presenza che ha segnato la mia vita e continua ad accompagnarla.
Eppure quello che mi strazia è un alunno a cui non so dare volto, né nome, ma è ciò di cui dovremmo parlare quando si parla di scuola.
Non poteva avere più di 14 anni, a giudicare dalle ossa del polso, esili. È morto insieme ad altri settecento, o forse novecento, nel grande naufragio del 18 aprile 2015 nel Mediterraneo. Cucita nella giacca gli è stata trovata una pagella. 'Bulletin scolaire', dice la scritta sbiadita, e poi: 'mathematique', 'francais'..., e i voti, accanto. Veniva dal Mali il ragazzino che si portava addosso, come un tesoro, la sua pagella. Forse pensava che, in Europa, mostrandola avrebbe provato che aveva voglia di studiare, e che sarebbe stato ammesso in una scuola? (da Avvenire, 18 gennaio 2019)
Come un tesoro… “Nell’educazione un tesoro” è anche il titolo del famoso Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo del 1997 di Jacques Delors.
Che splendido e drammatico corto circuito: questo nostro studente mancato, questo adolescente morto in mare nel tentativo di raggiungerci, ci dice con quella pagella nascosta sul cuore, protetta come un tesoro, che quei voti erano per lui un sogno di futuro, un affrancamento dal bisogno, la strada per la libertà.
E penso alla sua mamma, che cuce all’interno della giacca la pagella, con la fiducia che sia un lasciapassare verso un avvenire migliore, ma anche con la consapevolezza che, più di un documento di identità, la pagella racconti chi sia suo figlio.
Questo è per me cosa parliamo, quando parliamo di scuola.
Possa allora il Natale illuminare le nostre menti e i nostri cuori con la luce di un Annuncio di bene per tutti e per ciascuno, cominciando dai bambini, perché nessun bambino debba più soffrire per la guerra, per la fame, per l’abbandono e la violenza degli adulti… Perché ogni bambino, ogni ragazzo è un nostro alunno, è un nostro figlio.
Cari auguri di Buon Natale
La Dirigente Scolastica
Prof.ssa Maria Vittoria Papa

